Nei post di Instagram il testo della didascalia è fondamentale per ottenere più engagement. Se infatti gli utenti di questo social media normalmente sono attratti in primo luogo dall’immagine di un post o dai primi fotogrammi di un video, in larga parte è proprio la didascalia che li porta a interagire in modo più convinto.
Negli ultimi anni quasi tutti i social media hanno riscontrato un calo generale dell’engagement e Instagram non fa eccezione. Le aziende che scelgono di includere questo social nella propria strategia di social media marketing devono fronteggiare la difficoltà di coinvolgere un pubblico sempre più annoiato e disinteressato. Ogni giorno una persona che passa il suo tempo nei social media viene sopraffatta da un’enorme quantità di contenuti di ogni genere e qualità. Non c’è quindi da stupirsi se inizia a non emozionarsi più anche di fronte ai contenuti più avvincenti, riducendo l’impulso a commentare o condividere il post o anche solo a dare il proprio like.
In questa situazione le aziende – e tutti gli utenti che pubblicano contenuti – devono migliorare la propria tecnica di comunicazione, per riuscire a distinguere i propri post dalla massa e sprigionare ancora un forte interesse che si traduce in un’interazione.
Le didascalie o caption, ossia i testi che accompagnano le immagini o i video pubblicati come post in Instagram, hanno un ruolo importante nella generazione dell’engagement. In Instagram infatti l’utente trova nella didascalia di un’immagine che l’ha colpito il senso dell’immagine stessa. Nei Reels, la caption aiuta a presentare il video o a dargli una caratterizzazione che spinge a guardarlo con più attenzione. Se il testo riesce a essere chiaro e persuasivo, ma anche particolarmente emozionale, le probabilità che il post ottenga delle interazioni aumentano significativamente.
Ma quali sono le caratteristiche delle didascalie che suscitano più engagement?
La lunghezza ottimale della didascalia
Se si punta all’engagement, si deve pensare che gli utenti in Instagram non amano i testi lunghi. Solitamente quei testi che sembrano articoli di giornale non vengono letti affatto, se non nelle prime righe.
La ragione non è difficile da trovare: gli utenti di Instagram si aspettano immagini e video brevi. Non vanno su Instagram per leggere, ma per guardare. Quella di Instagram è una forma di instant fruition, di fruizione istantanea del contenuto, in cui a ciascun post si è disposti a dedicare pochi secondi della propria attenzione.
Non stupisce quindi che le didascalie che riscuotono maggiori consensi sono quelle più brevi, che richiedono minore impegno e tempo nella lettura. Più specificamente, le caption che ottengono più engagement sono quelle contenenti meno di 30 parole.
A confermarlo è un’analisi svolta da Socialinsider che svela anche che superando le 90 parole ricevere interazioni diventa quasi un miraggio.
Da notare anche che i livelli di interazione, a parità di lunghezza della didascalia, variano a seconda del tipo di post. Quelli che sprigionano maggiore engagement sono i caroselli, ossia più immagini in un unico post, mentre la singola immagine è il tipo di post che rende meno se si punta a raccogliere il maggior numero di interazioni.

Le call to action nella didascalia
Larga parte degli utenti di Instagram – e in generale di tutti i social media – tendono a essere fortemente influenzati da quello che gli viene suggerito nelle call to action. Se da una parte in Instagram non è possibile inserire link nelle didascalie e quindi non si può produrre l’interazione costituita dal clic sul link, si possono esortare gli utenti a fare altro.
Ecco alcune call to action che quando vengono aggiunte al termine della breve didascalia del post producono un incremento delle interazioni:
“Cosa ne pensi? Scrivilo in un commento!”
“Dai un like se questo contenuto ti è piaciuto”
“Sei d’accordo? Faccelo sapere con un like!”
Esistono anche altri tipi di call to action che inducono a seguire la proposta del post, più che con il post in sé. Per esempio:
“Continua a leggere”
“Guarda il link in bio”
“Prodotto disponibile subito”

Testi emozionali o descrittivi?
Non basta la lunghezza ridotta di un testo o la call to action per creare engagement. In generale è anche il modo in cui si esprime un contenuto che induce le persone a interagire.
I testi freddi, tecnici e descrittivi sono quelli che la gente ama meno e che non provocano altre reazioni che la noia.
Al contrario, testi troppo informali, infarciti di innumerevoli emoji (ne bastano al massimo tre per didascalia, purché appropriati) ed eccessivamente enfatici possono produrre l’effetto opposto a quello cercato, ossia travolgere l’utente con un entusiasmo o un’emozionalità esagerata che finiscono per indispettirlo.
Meglio sempre mantenersi in una giusta via di mezzo. Coinvolgere significa emozionare, non sconvolgere con frasi d’effetto. L’abilità di un copywriter o di un social media manager è quella di elaborare il giusto messaggio introducendo una giusta dose di emozioni senza strafare.
Per farlo occorre conoscere bene le tecniche di scrittura di testi per i social e fare leva sull’esperienza: gli A/B test aiutano molto a capire quali testi e quali stili di comunicazione funzionano meglio. Si pubblicano anche in giorni diversi immagini simili con testi che presentano forme espressive diverse e si vede quali risultati si ottengono. Nel tempo si riuscirà così a capire quali modi di esprimersi sono più apprezzati e in quali casi producono più engagement.