Facebook ha annunciato una nuova lotta a coloro che decidono di andare contro le linee guide sulla sezione Notizie per gli editori che potremmo riassumere nella massima: “L’utente prima di tutto”. Adesso al centro del mirino ci sono le logiche di engagement bait. Ma cosa si intende per engagement bait? Normalmente siamo abituati a sentire parlare di misure contro il clickbaiting; ormai coloro che usavano tattiche come inserire link con titoli o lanci come “Non crederete mai a cosa è successo in Canada” o “La fine di questo video ha sconvolto il Mondo” vengono penalizzati da Facebook da mesi.
Ciò che accomuna il click e l’engagement bait è la ricerca incessante di scorciatoie che spingano l’utente a cliccare o nel secondo caso a commentare o mettere mi piace al solo scopo di aumentare il rating del post in questione e quindi aggirare il controllo dell’algoritmo di Facebook. Esempi di enagagement bait sono quei post che invitano gli utenti a taggare un amico per partecipare a un contest, oppure a inserire una reaction o ancora a condividere o commentare solo per dimostrare attaccamento a una causa.
Forse ad alcuni può sembrare una misura un tantino eccessiva: dopotutto gli utenti possono sempre scegliere se compiere o meno l’azione descritta e qualora non dovessero farlo il post in questione perderebbe visibilità immediatamente e in maniera automatica. Probabilmente è per questa ragione che qualche malpensante crede che questa sia una misura di Facebook per togliere anche questa opzione alle Pagine che desiderano maggiori interazioni con gli utenti senza investire del denaro in annunci sponsorizzati.
Facebook ha piuttosto posto l’accento, come per altre misure simili, sul benessere degli utenti e sarebbero stati proprio questi ultimi a sollevare la questione e a spingere il Social Blu all’azione.
Per contrastare qualsiasi tentativo di engagement bait, il team di Facebook ha creato un sistema del tutto automatizzato che ormai è in grado di riconoscere e bloccare sul nascere qualsiasi tentativo. L’annuncio parla però di un primo periodo in cui l’algoritmo sarà un po’ più clemente: si tratta di un passaggio obbligato per consentire a tutti di adeguarsi alle nuove misure che si limiteranno (si fa per dire) a marchiare in maniera negativa non solo il post in questione ma anche l’account e la Pagina di provenienza.
Tuttavia coloro che più o meno in maniera consapevole vedranno calare il proprio ranking all’interno del feed di Facebook possono piangere con un occhio: non si tratta di una condizione irreversibile. Basta dimostrare all’algoritmo che si è trattato di un caso isolato per vedere migliorata la propria posizione.
Quali saranno quindi le conseguenze di questa lotta di Facebook all’engagement bait per le Pagine? La risposta che arriva dallo stesso social network è: dipende dalle Pagine. Com’è ovvio, coloro che usavano simili formule abitualmente vedranno calare sensibilmente visibilità e consensi, salvo potersi risollevare cambiando strategia; mentre le Pagine che non ne hanno mai fatto uso possono dormire sonni tranquilli.