Una comunicazione personale e più umana ha maggiori probabilità di successo, soprattutto se il mezzo che abbiamo scelto per veicolare la nostra immagine e il nostro messaggio sono i social network. Questi ultimi infatti nascono con l’intento di consentire a persona che abitano a qualsiasi latitudine del Globo terrestre di entrare in contatto tra loro senza che per forza si siano conosciuti prima. Possiamo dire che è la relazione tra le persone il primo motore della macchina dei social media.
Con il passare del tempo e con la crescita vertiginosa del numero di iscritti, i social network hanno iniziato a divenire appetibili agli occhi delle aziende e dei marchi, ma anche dei professionisti che operano nei settori più disparati. Aziende e professionisti sono il motore dell’economia di tutti i social network, dal momento che sono entusiasti di spendere fiumi di denaro per raggiungere in modo capillare e mirato i potenziali acquirenti. Per offrire servizi di advertising sempre più sofisticati abbiamo assistito (e stiamo continuando ad assistere tuttora) all’implementazione di strumenti e funzionalità sempre nuove e migliori da parte dei principali social network. Ma l’ultima cosa che vogliono gli utenti è essere pressati in modo eccessivo da messaggi pubblicitari anche sui social media.
Il tempo passato ad aggiornare il proprio stato sui social e a controllare ciò che si dice in giro è percepito come un momento di svago e nonostante la natura pubblica delle piattaforme, anche come uno spazio della sfera privata. Non c’è niente di peggio quindi di vedere interrotta la propria routine di attività personali da inserzioni poco interessanti e noiose.
In questo contesto, se un’azienda vuole conquistare in modo positivo l’attenzione degli iscritti ai social network deve trovare un modo per umanizzare la sua apparenza e i suoi contenuti, in modo che non venga percepita più come estranea a questo mondo. Per farlo deve prendere delle misure quali, tra le altre, usare un linguaggio semplice e lineare e in generale simile a quello usato da coloro che la seguono o che desidera raggiungere e gestire il rapporto con gli utenti nella maniera più diretta e personale possibile. Deve evitare il più possibile che a gestire questo tipo di interazioni siano dei sistemi automatici: le interazioni vanno gestite in modo umano, da operatori che sappiano davvero cosa rispondere senza risultare fastidiosi o stereotipati.
Se finora abbiamo parlato del caso delle aziende e dei marchi un discorso leggermente diverso va fatto per chi decide di promuovere la propria immagine attraverso i social media. Anche in questo caso una comunicazione troppo professionale e autoreferenziale sarebbe inappropriata, ma siamo sicuri che umanizzare il nostro messaggio equivalga per forza a mettersi a nudo e a rendere pubblica la nostra sfera privata?
La riposta è no: possiamo mantenerci e operare sul piano di rapporti reali e veritieri con gli utenti che seguono la nostra azienda o le abbiano mostrato interesse senza condividere gli aspetti privati della nostra vita. In taluni casi è addirittura sconsigliabile; infatti le foto di una serata un po’ troppo goliardica con gli amici o qualche commento di troppo su questioni delicate (come ad esempio politica e religione) potrebbero infastidire i nostri clienti, anche potenziali, e farli scappare o, peggio, offrirgli spunti per pensare che la nostra azienda non abbia quella professionalità necessaria a garantire il giusto valore a quello che produce e immette sul mercato.