L’ottimizzazione di una pagina o un sito web un tempo era appannaggio di pochi eletti, gli unici a conoscenza e in grado di comunicare con i motori di ricerca attraverso un linguaggio oscuro ai più. Poi è arrivato il tempo dei “furbetti delle parole chiave”: per indicizzare un contenuto bastava riempirlo di quelle parole con cui si auspicava che il contenuto venisse cercato, anche a costo di sacrificare la lettura e la comprensione del testo. Per fortuna i secoli bui sono finiti: adesso l’unica missione di Google è eliminare i contenuti inutili o falsi e fornire all’utente solo risultati di valore. Certo, la competizione rispetto ai primi tempi è spietata: chiunque può scrivere per il web e sul web e possiamo avere l’impressione che sia stato già tutto scritto su ogni argomento. Ma anche nel mare magnum di informazioni presenti su Internet possiamo ritagliarci il nostro posto e aiutare il nostro sito nella scalata della SERP.
La prima cosa da fare è studiare il nostro pubblico di riferimento, in questo modo sapremo come e cosa dire ancor prima di avere progettato l’intero sito o blog. Quest’ultimo deve rispondere il più possibile alle esigenze dell’utente, deve essere semplice da usare e veloce nel caricamento delle pagine. Pena, l’oblio!
Il secondo step riguarda la ricerca delle parole chiave e il monitoraggio dei competitor. Sia che utilizziamo dei tool o optiamo per una soluzione in economia, questa fase è molto importante e per certi versi chiarificatrice: potremmo scoprire cosa è stato scritto su un dato argomento e da chi e decidere con maggiore consapevolezza quale strada intraprendere e in quale settore vogliamo operare.
A questo punto possiamo iniziare a scrivere ricordandoci di inglobare le parole chiave senza farne abuso. Ormai scrivere contenuti SEO oriented non è più come un tempo: il testo deve essere scorrevole e le parole chiave devono essere usate quando necessario. Per aiutare il lettore nella lettura meglio dividere il testo in paragrafi e scrivere in modo lineare, riducendo all’osso l’uso di perifrasi o costruzioni passive. Una volta terminato l’articolo meglio rileggerlo ad alta voce: in questo modo potremo verificare la presenza di eventuali refusi e la sua scorrevolezza.
Anche il titolo ha una grande importanza per il posizionamento del nostro sito nella SERP, quindi progettiamolo con attenzione in modo che attiri l’attenzione del lettore ma evitando accuratamente la logica del clickbaiting. Da evitare come l’influenza titoli come “Non indovinerete mai come ho fatto a guadagnare tanti soldi con il mio sito” oppure “L’unica verità sul SEO era sotto i nostri occhi, ma nessuno voleva svelarla!”. Un occhio di riguardo anche per il sottotitolo o sommario: l’algoritmo di Google controllerà attentamente che quanto dichiarato nel titolo sia coerente con il resto dell’articolo al solo scopo di evitare notizie false o ingannevoli e regalare all’utente una user experience degna di nota.
Infine, ma non meno importante, attenzione alla scelta dell’immagine. Insieme al titolo sarà la prima cosa ad attirare l’attenzione del lettore. Perché funzioni deve essere di discreta qualità, ma senza esagerare: un’immagine ad alta definizione risulterà più lenta da caricare e il lettore potrebbe stancarsi di aspettare. Inoltre una pagina che si carica troppo lentamente è considerata negativamente dall’algoritmo di Google, con l’effetto di abbassarne il posizionamento. Quando scegliamo un’immagine controlliamo allora che abbia le dimensioni giuste e ricordiamoci di riprendere le parole chiave sia quando la rinominiamo che quando riempiamo il campo “alt”: l’alternative text può sfuggire ai meno esperti, ma è importante per il posizionamento sui motori di ricerca.
A questo punto avremo fatto tutto ciò che era in nostro potere per confezionare e scrivere dei contenuti che piacciono a Google e soprattutto ai nostri lettori.