Qual è il futuro di Facebook? Il social network di Mark Zuckerberg riuscirà a sopravvivere alla frenetica evoluzione del web e di Internet o rischierà di implodere e scomparire di fronte a nuovi modi di pensare l’uso della Rete? Basta pensare al caso di MySpace, uno dei primi social network ad assumere una rilevanza mondiale e a metà dello scorso decennio considerato una delle realtà online più potenti e innovative, al punto da convincere Murdoch a investire svariati miliardi per la sua acquisizione. Oggi di MySpace non c’è più nessuna traccia tra i siti di maggiore popolarità e molti degli utenti più giovani non sanno neanche che è esistito. Facebook corre il rischio di fare la fine di MySpace?
Questa domanda non ha una risposta univoca. Bisogna considerare diversi aspetti, spesso in contrasto tra loro, ma in generale si possono ridurre a tre gli assi su cui bisogna impiantare l’analisi.
- Qual è la forza finanziaria della società di Menlo Park?
- Quale capacità di innovazione ha la piattaforma tecnologica? Ossia, quale flessibilità ad adattarsi alle nuove opportunità e quale risposta rapida alle minacce derivanti da altri concorrenti in rapida espansione è in grado di mettere in atto lo staff tecnico? Gli utenti possono trovare in Facebook delle funzioni che aggiornano continuamente l’esperienza d’uso?
- Qual è il vero valore di Facebook? Per meglio dire: qual è il bene o servizio che Facebook rappresenta e che lo porta a giustificare stime finanziarie colossali e introiti da capogiro?
Ma non basta. Bisogna considerare Facebook da due punti di vista: da una parte guardando al sito in sé, dall’altro alla società che lo gestisce, la Facebook Inc. In teoria infatti è possibile che entro un numero di anni abbastanza ridotto il social network com’è oggi possa fare la fine di MySpace, ma questo non significa necessariamente che l’intero progetto Facebook sia finito. Come un’idra, potrebbe avere perso una testa e averne generate nel frattempo delle altre.
La situazione finanziaria di Facebook
Se si analizza la situazione finanziaria generale di Facebook Inc. risulta immediatamente evidente la robustezza del margine operativo della società. Sebbene sia praticamente impossibile sapere esattamente quali soggetti investono effettivamente nella compagnia di Menlo Park (al di là di una serie di nomi oggettivamente riscontrabili ci sono altri investitori nell’ombra che partecipano indirettamente a contribuire con capitali), la certezza è che la società attualmente ha un credito straordinario. Tra mugugni occasionali e picchi di entusiasmo una cosa è certa: Facebook al momento soddisfa tutti e non ha nessuna difficoltà economica. Inoltre, con la solida disponibilità operativa che può vantare non ha grandi ostacoli nell’effettuare azioni vincenti di shopping aziendale, acquisendo imprese e progetti emergenti o già consolidati che possono allargare le prospettive di sviluppo del network. In questo senso c’è da supporre che Instagram, WhatsApp e Oculus VR siano solo i primi passi verso la creazione di una costellazione di soluzioni tecnologiche provenienti da sviluppatori terzi ben disposti a vendersi al maggiore e più proattivo offerente.
Capacità di innovazione tecnologica di Facebook
La forza economica di Facebook Inc. permette a tutto il comparto dedicato allo sviluppo di inventare continuamente nuove tecnologie e funzionalità, alcune evidenti a tutti gli utenti, altre soggiacenti alla piattaforma e finalizzate alla gestione dei big data, la massa gigantesca di informazioni che senza soluzione di continuità gli iscritti continuano a immettere nei database. A spingere ulteriormente in questa direzione è lo stesso Zuckerberg, il quale ovviamente è ben contento di vedere crescere l’attivo dei conti della società, ma per vocazione rimane un tecnologo puro e prova veri orgasmi mentali ogni volta che sul sito viene varata una nuova implementazione. Da buon geek, non cessa mai di orientare l’azienda verso un’evoluzione costante delle sue tecnologie, ponendo in primo luogo proprio la messa a punto di nuove funzionalità capaci di mantenere il network sempre all’avanguardia.
Il vero valore di Facebook
Il principale problema di MySpace era che al suo interno venivano pubblicati masse di contenuti ingenti, ma non era possibile legarle direttamente a delle persone reali. In altri termini, MySpace rimaneva un sistema fortemente anonimo, in cui risalire alle generalità autentiche degli iscritti era più un caso che una norma. Superato l’hype del momento di gloria, tutti i dati raccolti – che peraltro erano molto vaghi e poco interessanti nella maggior parte dei casi per via della tecnologia non proprio user friendly della piattaforma – hanno perso quasi ogni valore. L’unico valore effettivo che avevano era sul piano relazionale, ossia gli utenti attribuivano valore ai contenuti degli altri utenti per stabilire e mantenere forme di relazione tra gli stessi utenti. Quando la piattaforma ha iniziato a svuotarsi queste relazioni si sono sempre più ridotte e i contenuti in se stessi sono diventati pressoché privi di interesse, in quanto non correlabili a nessuna persona reale.
Tutto questo non vale per Facebook. Il social network blu infatti trae la sua forza proprio dai nomi reali delle persone, che continuano instancabilmente a immettere informazioni personali e dati sensibili riguardanti il proprio universo individuale e sociale. Tutti dati preziosi che possono effettivamente essere connessi a persone vere, ben identificabili e non a utenti fantomatici e non rintracciabili nel mondo reale. Anche se Facebook dovesse chiudere domani, la quantità di dati utili collezionati è talmente elevata e significativa che il loro possesso farebbe gola a qualsiasi organizzazione, sia essa commerciale o governativa.
Si può pensare alla piattaforma online come un grande strumento di raccolta di dati su ciascun iscritto, indotto a fornire informazioni su di sé dalla giostra di lustrini e funzionalità più o meno divertenti che la società di Menlo Park è riuscita a mettere in movimento. In Facebook ogni opportunità offerta agli utenti ha il controvalore di una raccolta di dati personali, che costituiscono il vero valore del sistema. Tutto quello che Facebook Inc. deve fare è da una parte trovare volta per volta un modo per sfruttare economicamente questo immenso tesoro di informazioni su ciascun utente e dall’altra inventare altre giostre e lustrini per mantenere alta la disponibilità degli iscritti a fornire dati su di sé e a ricevere comunicazioni di natura pubblicitaria.
In questa prospettiva, l’universo Facebook non è più semplicemente il social network blu, ma – ci si passi la solo apparente forzatura – un insieme di tecnologie e funzionalità capaci di attrarre e adescare gli utenti in modo da raccogliere informazioni personali e private. Insieme che comprende anche Instagram, WhatsApp e, in prospettiva, l’immersività tridimensionale e virtuale permessa da Oculus Rift. Quest’ultima tecnologia potrebbe proiettare tutto l’ambiente Facebook in un universo di realtà virtuale evoluta capace di sviluppare un livello di coinvolgimento psicologico intravisto solo in alcuni momenti della breve stagione di Second Life. Su questa linea il futuro di Facebook potrebbe essere la conversione di tutto il modello di comunicazione basato su uno schema bidimensionale – il flusso di informazioni e applicazioni arricchito dai commenti e dalle interazioni dialogiche degli utenti – in un vero e proprio mondo virtuale parallelo.
A questo riguardo è significativa l’assunzione di Yann Le Cun nello staff degli sviluppatori più promettenti dell’azienda di Menlo Park: a lui è stato assegnato il compito di realizzare un laboratorio di intelligenza artificiale. Due dipartimenti: uno nella sede di Menlo Park, l’altro a Parigi sotto la direzione di Florent Perronnin. Ha dichiarato Zuckerberg: “Ci sono poche ma importanti tendenze nelle comunicazioni umane che speriamo di riuscire a migliorare. In passato abbiamo condiviso testi, ora postiamo prevalentemente immagini. Nel futuro i video saranno molto più rilevanti delle foto. Il prossimo step consisterà in esperienze totalizzanti come essere immersi nella realtà virtuale e queste nuove modalità di interazione diventeranno la norma. Andando ancora più avanti, avremo il potere di condividere tutta la nostra gamma di sensi ed esperienze emotive con la gente quando vorremo”.
Cosa ne sarà di Facebook?
Possiamo arrivare allora a farci un’idea del futuro di Facebook e rispondere alla questione se Facebook è destinato a scomparire. Incentrando la risposta sul social network inteso come il sito che si vede online attualmente si potrebbe anche dire: è probabile che l’interesse degli utenti nei suoi confronti diminuisca fino a cessare del tutto, con l’effetto che quello che oggi noi intendiamo per Facebook non esisterà più. In un tempo abbastanza lungo (intorno a una decina d’anni da adesso, forse anche meno) il social network blu così com’è oggi potrebbe estinguersi. Dire però che questo comporterà la sparizione della Facebook Inc. sarebbe una sonora corbelleria: la società ha in mano una possente forza economica, un’intelligenza tecnologica tra le più sofisticate dell’universo IT e un tesoro di contenuti legati a persone ben identificabili, tre fattori saldamente congiunti l’uno all’altro che le permetteranno di rinnovarsi e progredire rapidissimamente, sostituendo continue novità a ciò che per qualsiasi ragione inizierà a invecchiare e a perdere l’interesse degli utenti. In altri termini la forza di Facebook Inc. è quella di avere un’energia proteiforme, continuamente cangiante e capace di modificare incessantemente se stessa e l’ambiente in cui si trova.
La domanda iniziale, da questo punto di vista, non è se Facebook sopravvivrà. E neanche qual è il futuro di Facebook. A ben vedere la domanda più sensata è: in che modo Facebook (Inc.) modificherà il mondo online come lo conosciamo adesso? E la risposta, in parte accennata sopra, perde il carattere dell’analisi rigorosa per sconfinare nel territorio dell’immaginazione: ognuno di noi può provare a fantasticare e qualsiasi idea ci facciamo potrebbe perfino diventare realtà, a condizione di non pensare più a Facebook semplicemente come il social network a cui siamo iscritti oggi, ma per alcuni versi come il futuro stesso di una parte sostanziale dell’universo Internet.